Orchard si avvale dei risultati di decenni di ricerca nel campo della terapia genica per sviluppare trattamenti potenzialmente curativi per pazienti affetti da malattie rare e spesso fatali. Il nostro approccio di terapia genica autologa ex vivo consiste nel prelevare le cellule staminali del sangue di una persona (da qui il termine “autologa”) e inserire in tali cellule una copia funzionante del gene mancante o difettoso (da qui il termine “ex vivo“). Queste cellule geneticamente corrette vengono poi restituite al paziente tramite infusione con l’obiettivo di correggere permanentemente la malattia genetica tramite un singolo trattamento.
Il nostro approccio si basa sulla capacità intrinseca delle cellule staminali del sangue, note anche come cellule staminali ematopoietiche (HSC), di autorinnovarsi nel midollo osseo del paziente e di produrre nuove cellule di tutte le tipologie presenti nel sangue.
Scopri nel dettaglio il nostro approccio alla terapia genica.
Le cellule staminali del sangue del paziente (“autologhe”), anche denominate cellule staminali ematopoietiche (HSC), sono raccolte attraverso una procedura di prelievo dal sangue periferico, nota come “leucaferesi”.
Una volta fuori dal corpo, vengono selezionate le cellule staminali HSC da cui originano le cellule del sangue. Sono queste le cellule che intendiamo correggere, in quanto capaci di differenziarsi in differenti tipi di cellule del sangue.
Per inserire nelle cellule una copia funzionante del gene mancante o difettoso si utilizza un particolare tipo di virus, un lentivirus, che è stato reso incapace di moltiplicarsi. Questo processo avviene fuori dal corpo, o "ex vivo", in laboratorio. Le cellule corrette vengono quindi congelate, o "crioconservate".
Il paziente viene sottoposto a un regime di condizionamento che elimina le cellule staminali ematopoietiche difettose dal midollo osseo e crea spazio per l’attecchimento delle cellule geneticamente corrette.
Le cellule corrette geneticamente vengono trasportate in un centro clinico specializzato, quindi scongelate e infuse nel paziente per via endovenosa. Una volta che le cellule si innestano nel midollo osseo, iniziano ad autorinnovarsi e a generare ogni tipologia di cellule del sangue sane. Alcune di queste cellule sono in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e, potenzialmente avere un effetto terapeutico sul cervello.
Il nostro approccio potrà potenzialmente avere un effetto trasformativo sulle vite di coloro che sono affetti da alcune malattie ereditarie rare. Ad oggi, più di 150 persone sono state trattate nei trial clinici con le nostre terapie geniche autologhe ex vivo, nell’ambito di sei differenti gruppi di malattie, per alcune patologie con follow-up fino a 20 anni dopo il trattamento.
Fonte: Ferrua F et al., Terapia genica e strategie di gene editing per le emoglobinopatie. Elsevier, Blood Cells, Molecules, and Diseases, 2018 Gennaio, 28(11): 972-981.